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Alla ricerca dell’umanità

silhouette photography of group of people jumping during golden time
1024 576 Massimo Castelli

Il 23 febbraio 2020 è successo qualcosa che abbiamo tutti già visto in qualche film catastrofico, ma in pochi immaginavamo potesse mai succedere davvero: Be Art Studio e decine di migliaia di palestre, scuole di danza e luoghi di cultura in Italia e nel mondo sono stati chiusi per la paura della diffusione massiva di un virus potenzialmente letale almeno per una parte della popolazione. Era una misura considerata necessaria per prudenza, ma era anche una dura messa a prova per la nostra società e per i rapporti che intratteniamo tutti i giorni. Ci è voluto poco per fare emergere differenze e particolarità, ma anche alcuni dei punti critici della società moderna.

Community

In Be Art parliamo molto spesso di community. Usiamo la parola inglese perché “comunità” in italiano ha una connotazione che non rispecchia quello che sentiamo quando pensiamo alla community che viviamo. “Comunità”, in italiano, viene spesso associato alla comunità per tossicodipendenti o simile, comunque viene visto come un insieme di persone con problemi. Il focus della nostra community non sono problemi o bisogni, ma lo stare insieme per condividere e coltivare lo stile di vita che viviamo e coltiviamo. Di certo non fai parte della community solo perché hai un problema simile al mio, anche se probabilmente puoi trovare molte soluzioni ai tuoi problemi in una community perché le persone all’interno hanno idee, bisogni e sogni simili ai tuoi. Tutta la vita sociale umana per natura è organizzata in diverse community che interagiscono tra di loro, a partire da quella della famiglia, del vicinato, poi del quartiere, della città e così via, fino ad arrivare a paesi, nazioni, continenti per passare dalla Comunità Europea ed arrivare alla community umana dell’intero pianeta.

silhouette photography of group of people jumping during golden time
Photo by Belle Co on Pexels.com

Oggi siamo sempre connessi – allo smartphone o alle persone?

Forse proprio questo è uno dei motivi perché proprio oggi, nell’era più “connessa” della storia dell’umanità, assistiamo ad una vera e propria epidemia della solitudine. Mentre non è mai stato così facile essere aggiornati su quanto succede a migliaia di km di distanza o di rimanere in contatto con amici e parenti dall’altra parte del mondo, oggi sempre più persone si sentono sole ed isolate. E’ una vera e propria epidemia, peggiorata moltissimo dai continui lockdown in contrasto alla pandemia di COVID19.

Questo come è possibile? Possiamo comunicare con tutti, tutto il tempo.

La risposta è facile. La comunicazione umana non si svolge solo attraverso la mera possibilità di scambiare informazioni. E’ fatta di sensazioni, microcomunicazione visiva e fisica, è fatta di odori, di sapori, di gesti ed anche del senso fisico di vicinanza, per non parlare di baci ed abbracci. Non vi è mai capitato di percepire la presenza di una persona nelle vostre vicinanze anche senza vederla? Non vi è mai venuto un brivido pochi frazioni di secondo prima di essere abbracciati a sorpresa?

La vita sociale

Da ragazzi si frequenta la scuola e con essa centinaia di “pari” ogni giorno. Senza fatica e tutte le mattine, le interazioni umane si ripresentano. In quella fase della vita, la vita sociale è automatica, facile e si creano molti legami, spesso stretti, anche se non sempre duraturi. Per chi prosegue all’università la situazione continua, anche se in forma un po’ più “adulta”. In questa fase i rapporti sono sempre tanti, anche se già di meno, ma in compenso più duraturi. In questa fase della vita (medio europea – occidentale) sviluppiamo moltissimi sogni e progetti. Definiamo gli obiettivi della nostra vita e per la prima volta immaginiamo veramente la nostra vita da “adulti”. Chi prosegue subito al lavoro o lo fa una volta finiti gli studi all’università, inizia a vivere nel mondo dei grandi. L’organizzazione della vita gira sempre più intensamente intorno al lavoro o gli impegni professionali ed il numero di interazioni umane di qualità diminuiscono.

Interazioni umane di qualità?

Si, la qualità fa la differenza. Molti adulti hanno tante interazioni con altri in un singolo giorno, ma queste sono normalmente finalizzate ad uno scopo lavorativo o sono in qualche altro modo funzionale. Certo che al cliente o al fornitore si chiede “come stai?”, ma spesso non aspettiamo nemmeno la risposta perché è una forma di cortesia. Ci aspettiamo che l’altro dirà “sto bene e tu?”. Non siamo veramente interessati a conoscere il livello di benessere di chi abbiamo davanti. Vogliamo e dobbiamo portare avanti i nostri interessi senza essere scortesi, quindi vogliamo che l’altro si senta importante, ma non troppo, così da non perderci in discorsi personali che non sono produttivi.

Ricordo vivamente quando Eleonora in Australia presto al mattino è scesa la prima volta in spiaggia a Marcoola nel Queensland. Abitavamo praticamente sulla spiaggia ed era l’alba. Il sole era sorto da pochissimo ed uscita per una delle sue passeggiate meditative. E’ tornata sconvolta dopo qualche ora, prima perché ha incontrato tantissime persone in spiaggia all’alba (gli australiani sulla costa est sono molto mattutini) ma anche perché TUTTI erano gentilissimi. Tutti sorridevano, salutavano e chiedevano anche come stava, ma senza darle nemmeno il tempo di rispondere prima di continuare sulla loro strada girandosi subito dall’altra parte.

E’ stata la prima volta che abbiamo iniziato un discorso per capire se era meglio avere poche interazioni di profonda qualità, o tante con molta superficialità, se pure educatissime e piena di positività come aveva incontrato in spiaggia? La risposta non è proprio semplice, perché la formula magica sta a qualche punto in mezzo.

L’umanità al centro del proprio agire

L’attenzione verso il prossimo e la società che ci circonda è diventata oggi molto meno “importante” rispetto a solo qualche decennio fa. Oggi viviamo nell’illusione che il benessere diffuso ci faccia avere meno bisogno degli altri e che “i soldi” ci mettono a riparo da tutto. Sicuramente la sicurezza di cui godiamo nel mondo occidentale è confortevole, ma non sostituisce il nostro bisogno fisiologico di rapporti umani di qualità in tutti i campi della vita.

Che valore diamo alle interazioni?

Il periodo di chiusura quasi totale della vita sociale senza al contempo chiudere le attività produttive nei paesi occidentali ha dimostrato ancora che diamo poca importanza all’anima. Perché e sulla base di quali dati le interazioni della vita sociale e culturale sono state valutate più pericolose in termini di diffusione del virus rispetto a quelle lavorative? Perché è socialmente più accettabile infettarsi e potenzialmente ammalarsi in fabbrica rispetto ad una scuola di danza o una palestra? Ovvio che stiamo parlando di luoghi di cultura e sport senza eccessivo assembramento di persone che comprende anche biblioteche che sono state chiuse, nonostante fossero notoriamente (troppo) vuote.

La risposta è semplice e la conosciamo tutti. La nostra cultura contemporanea da più valore ai soldi ed alla macchina industriale che al benessere psico-fisico, la conoscenza o l’integrità dell’ambiente e degli eco-sistemi della terra. Ironicamente, proprio questo è in parte anche la causa della pandemia stessa.

La voglia di vivere e di vedersi

Nonostante le ora mille difficoltà c’è una gran voglia di non mollare e di continuare ad offrire possibilità di crescita personale sia mentale che fisica. La community di chi vuole muoversi, socializzare e coltivare le discipline corporee in Be Art Studio è forte, vivace e presente. Riceviamo messaggi di incoraggiamento con la richiesta di aprire prima possibile. C’è voglia di fare e forse anche un po’ voglia di riscatto. Infatti dal 1° settembre 2021 la scuola riapre cercando di offrire più “normalità” possibile. Nel rispetto del buon senso e della giusta precauzione per la salvaguardia della salute.

E’ importante riconoscere che sia adulti che bambini hanno bisogno di relazioni intra-personali di qualità sia in famiglia che nella vita. Al di là di quello che la società vuole farci credere, sono molto importanti per noi. La vita non è solo fatta di lavoro, anzi. E’ fatta soprattutto di quei rapporti di profonda connessione in presenza con altre persone. Possiamo fare a meno di baci ed abbracci per un po’, ma abbiamo bisogno di vedere e sentire la presenza genuina e sincera di altre persone, di amici con gli stessi obiettivi, nella nostra vita. Non sono sostituibili da uno schermo ed una connessione internet.

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